Il termine aderenza deriva dal latino “adherére”, che significa stare attaccato, appoggiato, vicino.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2003) definisce l’aderenza terapeutica come il livello di coincidenza tra il comportamento del paziente e le indicazioni date dal personale sanitario curante.
Nella mia partica clinica, in qualità di psicologa di un team diabetologico ospedaliero, ho potuto osservare che la mancata aderenza alle cure è talvolta influenzata dalla sofferenza psicologica, dallo stress o da credenze errate nei confronti della malattia e delle terapie prescritte (Tomai et al., 2018).
Se il paziente non si mantiene “vicino” e il più possibile “attaccato” alle indicazioni dei professionisti, i valori glicemici non si abbassano e la patologia peggiora.
Il diabete è una malattia cronica che richiede a chi ne soffre di assumere un ruolo attivo e centrale nel percorso di cura. L’aderenza è anche il risultato di un insieme di abilità del paziente: assumere i farmaci prescritti, seguire una dieta adeguata, fare attività fisica, acquisire abilità di autogestione della malattia partecipando a gruppi di educazione terapeutica, intraprendere un lavoro psicologico su di sé per superare le proprie difficoltà emotive.
Per aderire alle cure con costanza nel tempo, è necessario fermarsi a riflettere su cosa non si riesce a fare per curare il diabete in termini di azioni concrete.
Sara non riusciva a fare la dieta. Michele si sentiva soffocato dallo stress causato dal lavoro. E Tu?